Maldive, fondamentalisti protestano contro presidente “moderato”

Nelle Maldive, arcipelago dove già vige un rigido regime islamico, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo al governo una ulteriore stretta. Invocano la fine di qualsiasi attività ritenuta contraria alla sharia, come la vendita di alcool e la prostituzione. Ma si scagliano anche contro le statue ritenute idoli e pretendono il blocco dei voli verso Israele.

I dimostranti, mobilitati dal partito d’opposizione Adhaalat (Giustizia) e da altri gruppi fondamentalisti, accusano il presidente Mohammed Nasheed di edulcorare i principi islamici per favorire il turismo, una delle poche risorse dell’arcipelago. I sostenitori del presidente, a favore di un islam meno fondamentalista, sono scesi anch’essi scesi in piazza.

Le violazioni dei diritti umani nelle Maldive, dove è bandito qualsiasi culto non islamico e punita pesantemente l’apostasia, erano tornate alla ribalta dopo la recente visita dell’Alto Commissario Onu Navi Pillay. Il rappresentante della Nazioni Unite aveva lanciato un appello contro la fustigazione publica delle adultere. Non sfuggono alla sharia gli atei e gli apostati. In particolare, nel 2010 un giovane venticinquenne, Ismail Mohammed Didi, si era dichiarato ateo subendo l’ostracismo dei suoi connazionali e infine si era suicidato.

Lo stesso anno un altro giovane, Mohamed Nazim, dopo aver dichiarato di non essere più musulmano aveva subito minacce. Poi era stato recluso, costretto infine a ritrattare.

Il mese scorso un blogger, Khilath Rasheed, è stato detenuto per almeno una settimana perché accusato di blasfemia. Di orientamento sufi, aveva difeso tra l’altro i diritti degli omosessuali sul suo blog, subendo la repressione islamica.

Come già avevamo scritto, le Maldive confermano di essere “un altro paradiso illusorio”, dove sotto la patina frivola e vacanziera vige una pesante cappa di intolleranza. E dove persino il presidente di un Paese dove è già obbligatorio professarsi islamici passa per “moderato” se si oppone ad un’imposizione ancor più rigida della sharia.